Servizio Civile in Bolivia con il Celim Bergamo

“Il tempo vola. Le giornate sono piene e nei giorni di riposo scopriamo giorno dopo giorno un po’ di più di Cochabamba e della Bolivia. Assaggiando anche un po’ dei piatti tipici della loro cucina di cui i cochabambini ne vanno molto fieri. Nei giorni di riposo siamo andate a nord di La Paz, nel Beni. Un paradiso. Siamo state nella selva a stretto contatto con la natura e con molte specie di animali differenti, abbiamo persino fatto il bagno nel fiume con i delfini… Veramente un’esperienza unica. Ci vuole ogni tanto ricaricare le batterie per poi ripartire con energia! 
Nell’ultimo periodo stiamo lavorando molto di più nelle case e stiamo conoscendo di più i ragazzi e le varie dinamiche che si creano inevitabilmente all’interno di ogni nucleo famigliare.
Io sto lavorando spesso nella casa Guadalupe, la casa pensata per i nuovi arrivi, quelli che vengono portati dai servizi sociali in emergenza. Rimangono in questa casa finché la loro situazione fuori non si risolve oppure nel caso in cui non ci fosse una soluzione, i bambini vengono trasferiti nelle altre case “permanenti”.
La casa Guadalupe è molto diversa dalle altre, i bambini non sono ancora integrati totalmente nella vita comunitaria della Ciudad de Los ninos. Non vanno ancora a scuola e non partecipano alle attività come gli altri. Con loro quindi il loro è più intenso ma anche molto stimolante e gratificante. 
I bambini arrivano spaesati e ti prendono come punto di riferimento e, quasi sempre, si riesce a creare una relazione fin dall’inizio. Arrivando però questi bambini da situazioni di violenza, abuso o abbandono chiaramente l’impatto e il coinvolgimento emotivo è ancora più forte e sofferente. Vengono tolti dalle famiglie, alcuni per loro scelta, altri per “costrizione” da parte della Defensoria (i nostri servizi sociali). Per la maggior parte dei casi questi bambini arrivano dalla zona sud di Cochabamba (la parte più povera e degradata della città), dal campo, o dalla strada. All’arrivo alla CDN vengono ricoperti di attenzioni, affetto, buon cibo e giocattoli, in modo da potersi sentire in un luogo sicuro e protetto. La casa è grande, c è una televisione e due bagni con la doccia calda, cosa che molti non hanno mai avuto. Le prime difficoltà però non si fanno sentire subito, ma dopo qualche settimana dal loro arrivo quando inizia a farsi sentire la mancanza della loro famiglia.
Le difficoltà diventano quindi doppie: sia a livello emotivo che educativo. Bisogna dare delle regole e bisogna essere in grado di trovare il giusto equilibrio tra l’essere affettuosi e l essere giusti, senza però tralasciare gli obiettivi educativi. Gestire dieci bambini con età, storie e trascorsi differenti non è per niente facile. Tra di loro c è la bambina più chiusa, la più furba che dice sempre bugie, la più aggressiva, il più timido, il più responsabile e così via. Non bisogna però mai dimenticare da dove arrivano questi bambini e che vissuti si portano con loro. È anche importante osservarli per capire le varie dinamiche che si creano e per evitare incomprensioni tra di loro e con noi. Ma quando si riesce a trovare il giusto equilibrio è bellissimo ed emozionante. È sicuramente un lavoro molto impegnativo ma che mi sta dando moltissimo sia a livello umano che professionale.”

Dal BLOG: https://blondecochabamba.blogspot.com/

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